Il restauro del mobile

 

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Impiallacciatura e lastrontura

 

 

Cenni storici

 

Già nel 3000 a.c. gli Egizi,  applicavano sottili lastre di legno o materiali preziosi, come lamine d'oro, con funzione protettiva o decorativa, e nel 2600 a.c. conoscevano la tecnica dell'intarsio. (Egyptian furniture: ancient and revivals - James Goodwin).

L'impiallaciatura, usata anticamente, cadde in disuso per essere ripresa e sfruttata ampiamente secoli dopo

Mediante tale tecnica è possibile:

  • ottenere da parti di legno altrimenti inutilizzabili (nodose, fragili, contorte come quelle  poste vicino all'apparato radicale) splendide impiallacciature, dette "radiche";

  • grazie al fatto che da uno stesso pezzo di legno si possono ottenere fogli con venature dall'andamento molto simile tra loro, accoppiarli in modo da realizzare figure simmetriche; in tal caso si dice che vengono "baciati".

Nel '500 fu importato per la prima volta l'ebano in Europa; essendo un legno pesante, friabile e difficile a lavorare, s'iniziò a tagliarlo in strisce ed applicarlo su carcasse di mobili realizzate in legni meno pregiati. 

Stipi con impiallacciature in ebano e pietre semipreziose, furono prodotti attorno alla metà del XVII sec; tale era, alla fine del secolo,  la popolarità dell'ebano, presso una committenza ricca, che gli stipettai francesi vennero a definirsi, "ebanistes".

I piallacci, in origine si ottenevano con la sega a mano; in Francia nel XVII sec. si cominciarono a tagliare veri piallacci, ottenendo due o tre fogli da ogni centimetro di legno, ottenendo lastroni di 3 mm. di spessore, ridotto a 1,5 mm, durante la pulitura.

Con l'invenzione della sega circolare, progressivamente si assottigliò lo spessore delle impiallacciature.

Nel XIX sec. s'introdusse una sega a coltello per tagliare, consentendo di ottenere impiallaccciature con spessori sempre più sottili, fino a 0,6 mm.

Si usano due procedimenti diversi; in uno il tronco viene affettato lungo l'asse, e si ottengono impiallacciature simili a quelle tagliate con la sega; nell'altro il tronco viene fatto ruotare su un tornio  contro una lama, con la quale si ricava un foglio continuo, di andamento piuttosto monotono e inadatto, in genere,  per riparare vecchie impiallacciature.

    

Possiamo distinguere tra impiallacciatura:

  • di incorniciamento; è una cornice che serve a mettere in risalto un'altro materiale; in genere con liste a vena perpendicolare rispetto al margine del mobile o del pannello; in genere si utilizzano  legni a venatura fitta; (es. bois de rose, bois de violette

  • di totale rivestimento; in genere utilizzata per ricoprire difetti nel legno o mobili in legni poveri;

  • intarsio a motivi geometrici, floreali etc; splendido esempio di tale tecnica sono le tarsie rinascimentali del Palazzo Ducale di Urbino, nello Studiolo di Federico da Montefeltro;  

  • la tarsia vera e propria, nella quale nella carcassa del mobile vengono creati degli alveoli nei quali inserire dei pezzetti di legno opportunamente sagomati;

 

 

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Impiallacciatura sollevata 

 

Spesso, l'impiallacciatura, risulta sollevata.

In genere il distacco è dovuto al fatto che la base sottostante ritira in modo diverso rispetto l'impiallacciatura, soprattutto se il verso della venatura non coincide, alla presenza di avvallamenti o all'uso di colla troppo debole o deteriorata dall'umidità e attacchi fungini.

Ovviamente dovrà essere reincollata con colla a caldo  (vedi incollaggio.htm), non solo per ragioni estetiche, ma perché a lungo andare alcuno frammenti poterebbero rompersi ed andare perduti.

Per far ciò occorre sollevare il lembi rialzati con una spatolina da stuccatore che il più  possibile flessibile; in genere quelle consumate sono migliori, perché più sottili.

In qualche caso potrà essere necessario praticare dei taglietti con un coltellino a lame retrattili, sempre nel senso delle fibre, (foto 1); l'importante è fare penetrare bene  la colla, che non dovrà essere né troppo fluida (altrimenti non attacca), né troppo densa da formare grumi che  risultano difficili da stendere.

Utilissima a tal proposito una spatolina con la lama romboidale, (foto 2).

Stesa la colla, prima che rapprenda, si dovrà passare la martellina, (foto 3), per far aderire l'impiallacciatura, facendo fuoriuscire la colla in eccesso, che andrà rimossa con uno straccetto inumidito con acqua tiepida.

Nel far ciò, andrà dosata la pressione che si esercita con la martellina, in quanto vi è il rischio che rimangano degli eccessi di colla o che ne fuoriesca troppa, rispettivamente con la formazione di rilievi o avvallamenti; può anche accadere che la colla residua non sia sufficiente a far aderire l'impiallacciatura.   

Purtroppo non è un attrezzo facilmente reperibile in commercio, ma è indispensabile per l'esecuzione del lavoro.

Ne propongo anche una autocostruita, utile per superfici più piccole,  realizzata le staffe per serraggio dei pali di antenne, (foto 4).

Poiché spesso col tempo l'impiallacciatura e i lastroni tendono a viziarsi, può essere necessario tenerla pressata, finché la colla non  sia asciutta,  con dei pezzetti di compensato, fissati con dei chiodini senza testa (2 cm circa), infissi  per metà e poi ripiegati; è consigliabile interporre della carta, meglio se cerata, tra il mobile e il compensato, al fine di evitare che questo si incolli, col rischio di danneggiare l'impiallacciatura quando si andrà a rimuoverlo (foto  5). 

L'utilizzo del compensato risulta spesso indispensabile quando si devono impiallacciare superfici curve (foto 6).

 

 

foto 1

 

foto 3

 

foto 5

 

 

 

foto 2

 

foto 4

 

foto 6

 

foto 7

riparazione dei frammenti

 

Nel caso,  assai frequente, in cui oltre ad essere sollevata, l'impiallacciatura risulti frammentata, la prima cosa da fare è fissare con un nastro di carta adesiva, i frammenti ancora presenti, in modo da evitare che vadano dispersi, in attesa di incollarli, (foto 7).

Se vi sono delle lacuna, si traccerà la sagoma di quelle mancanti su un foglio i carta velina, riportando il bordo e il verso della venatura.

Scelta dell'impiallacciatura adatta, si riporterà il contorno e con delle forbicette, si ritaglierà un pezzo leggermente più grande, dandogli una forma curvilinea, che meglio si confonde una volta applicata in loco,(foto 8).

Quindi si riporta la sagoma, e con l'ausilio di un taglierino a lama retrattile, (foto 9) e di uno scalpello affilato, si rimuoveranno le parti frastagliate, in modo che il bordo combaci con la sagoma del pezzo di impiallacciatura precedentemente ritagliato (foto 10). 

foto 8

 

foto 10

foto 9

 

 

rimozione impiallacciature

 

Spesso, vi è la necessità di rimuovere pezzi interi di impiallacciatura, per essere sostituita, in quanto eccessivamente danneggiata o per essere reincollata, dopo aver riparato la base.

Per far ciò, occorre munirsi di un panno bagnato e di un ferro da stiro; in genere è necessario bagnare ripetutamente il panno utilizzato.

Quando la colla si è ammorbidita, con una spatola larga si procede a rimuovere l'impiallacciatura, allontanando il ferro da stiro quel tanto necessario, foto 11).

Può essere necessario fare interventi di riparazione della base e di riempimento di eventuali avvallature con stucco di carbone e colla, (vedi stuccatura).

 

 

foto 11

applicazione nuovi lastroni o impiallacciature

 

Innanzi tutto, occorre bagnare con acqua entrambi i lati del foglio del piallaccio  o lastrone.

Ciò facilita il taglio dei pezzi necessari, che dovranno essere più grandi di uno, due centimetri, rispetto la superficie da ricoprire.

Tale operazione preliminare, da effettuare qualche ora prima, fa si che le fibre del legno, si siano già distese al momento dell'applicazione.

Se così non si facesse, la distensione, con il conseguente aumento dimensionale avverrebbe dopo la stesura della  colla,  con risultati facilmente immaginabili.

Per tagliarli, esiste un apposito attrezzo, (foto 13), tuttavia in sua vece si può usare un taglierino a lama retrattile, avendo però l'accortezza di non forzare eccessivamente, in quanto tende a seguire le fibre del legno; pertanto è opportuno effettuare più passate, piuttosto che rischiare di sbagliare.

In qualche caso, soprattutto con le radiche e piallacci nodosi, che tendono  svirgolare, è opportuno tenerli sotto pressa, ponendoli tra assi di legno tenute insieme con degli strettoi.

Al momento di accingersi ad impiallacciare, bisogna aver tutto sotto mano; piallaci preparati come sopra indicato, catino della colla, acqua tiepida per rimuovere gli eccessi di colla e tutta l'attrezzatura occorrente; inoltre l'ambiente dovrà essere abbastanza caldo.

In sintesi valgono, e a maggior ragione, tutte le indicazioni date parlando dell'incollaggio; infatti il lavoro deve essere svolto con metodicità e rapidità, al fine di evitare che la colla rapprenda, si formino grumi e avvallamenti, (per mancanza di colla), in quanto, a causa di un lavoro fatto male, la superficie fatalmente presenterà  rilievi e le caratteristiche bolle, dovute al distacco del piallaccio,    assolutamente antiestetiche  e difficili da rimediare.    

Generalmente, sia per indisponibilità di piallacci sufficientemente grandi, sia per la necessità di realizzare figure particolari e di bell'effetto, accostando, simmetricamente piallacci con venatura uguale, è necessario utilizzare vari pezzi (foto 12).

Si dovrà procedere in questo modo:

si stenderà la colla sulla base e immediatamente si poserà sopra il piallaccio, con la parte da incollare verso l'alto; ciò consentirà di mantenere per un poco la temperatura della colla  sottostante.

Poi si passa la colla sul piallacio, (sul lato che dovrà essere incollato), si ripassa velocemente  un po' di colla sulla base, si rigira il piallaccio e si stende un po' di colla sul lato superiore (a vista).

Infatti se si stendesse la colla solo un lato, ne conseguirebbe una diversa dilatazione delle fibre del legno, maggiore sul lato inumidito che sull'altro e i piallacci si arcuerebbero, sollevandosi lungo i bordi.

Quindi, si passa la martellina su tutto il foglio, facendolo aderire perfettamente e rimuovendo la colla in eccesso.

Quanto alla pressione da esercitare, valgono le avvertenze trattando degli interventi sulla impiallacciatura sollevata.

Affinché le varie parti, combacino perfettamente tra loro, i singoli fogli devono essere sovrapposti tra loro di  uno o due centimetri e successivamente tagliati in un punto intermedio (fig. 1a e 1b).

Il lavoro risulterà facilitato, se in precedenza, saranno stati riportati con una matita, dei punti sul bordo laterale, che facciano da guida.

Quindi, tenuta con mano ferma una riga in legno si procede al taglio, si tolgono le striscioline in eccesso, si rialzano parzialmente i bordi ripassando con un piccolo pennello un po' di colla (foto 15a, 15b e 15c).

Per rifilare i bordi, senza strappare i piallacci, occorre procedere come mostrato in fig. 2; si prende un listello di legno duro, si poggia a cavallo del bordo e tenendolo premuto con una mano, con il taglierino si procede a  rifilare lavorando da sotto.

 

foto 12

 

 fig. 1a

 

fig. 1b

 

fig. 2

 

 

 

foto 13

 

foto 15a

 

foto 15b

 

foto 15c

 

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