Come prima scheda di restauro,
volutamente, proponiamo un lavoro, relativamente semplice e alla portata di
chiunque abbia un minimo di manualità.
L'importante è adottare semplici
accorgimenti per organizzare il proprio spazio di lavoro e procedere in
maniera metodica. (vedi il laboratorio del
restauratore)
Si tratta di un oggetto assai comune,
un cassone in legno povero, (pioppo per le fiancate e abete per il
coperchio).
Una prima analisi sommaria mostrava che
il manufatto non necessitava di particolari interventi di riparazione (foto
1).
Pertanto si procedeva alla
pulizia, con una soluzione di acqua e ammoniaca,
al 10% circa strofinando lana d'acciaio grossa, riportandolo così allo stato
di legno grezzo.
Una volta asciutto, il mobile veniva
carteggiato con carta vetrata
avente grana 180.
Successivamente, veniva effettuato un
trattamento tarlicida, spennellando
abbondantemente il cassone con antitarlo.
Per conferire una
coloritura più piacevole al cassone,
è stato usato mordente all'acqua color noce, con un'aggiunta di un 10 %
circa di mordente a mogano, per conferirgli una tonalità più calda.
Una volta che il mobile si era
perfettamente asciugato, sono state stese quattro mani di
gommalacca a pennello, ovviamente attendendo la
completa essiccatura tra una mano e l'altra.
Dopo le prime due mani e dopo l'ultima
mano, il cassone è stato spagliettato con lana d'acciaio fina e spolverato
Infine, è stata stesa a pennello della
cera d'api, si è proceduto alla lucidatura finale,
passando una spazzola con setole morbide e strofinando con una calza di
naylon, (foto 2).
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