stuccatura |
Una premessa:
quando stuccare |
Innanzitutto, precisiamo che
qui ci occuperemo della stuccatura, intesa come operazione volta a
rendere meno evidenti le imperfezioni della superficie del legno,
(fori del tarlo, piccole fessure o scalfiture, etc), distinguendola
dalla stesura degli intonachi, quale operazione preliminare alla doratura
o laccatura del legno.
Diciamo subito che non sempre è
necessaria o opportuna; infatti mentre in mobile destinato ad essere
lucidato a tampone è indispensabile, in un mobile con una superficie
estremamente scabrosa, per il quale è più indicata una lucidatura a
cera, un'estesa presenza di parti stuccate risulterebbe sicuramente
antiestetica. (vedi lucidatura -
cere ed encausti)
In tali casi ci si limiterà ad
effettuare i necessari interventi di riconsolidamento del legno.
(vedi trattamenti tarlicidi e
consolidamento del legno degradato)
Chiarito ciò, resta da
stabilire quali prodotti e tecniche utilizzare, tenendo presente, le
caratteristiche che uno stucco dovrebbre possedere:
-
buona
elasticità, per potersi adattare
ai movimenti del legno (vedi motivi
intinseci dei guasti);
-
sufficiente
resistenza per poter sopportare le successive fasi di lavorazione (carteggiatura
- lucidatura);
-
facile
colorabilità.
Generalmente, gli stucchi
vengono realizzati, miscelando opportunamente degli eccipienti ad un
legante, a base acquosa od oleosa.
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prodotti
utilizzati per la preparazione degli stucchi: i leganti |
Tra i leganti a base
acquosa vi sono le colle animali, che si distinguono in tre
categorie; esse sono:
-
la colla di pelle, ricavata
dalla cottura in acqua di pelli di pergamena, di lepri conigli,
vitelli, cavalli, montoni etc;
-
la colla d'ossa, prodotta
utilizzando ossa sgrassate di vari animali (vedi
incollaggio);
-
la colla di pesce, ricavata dalla
vescica natatoria di alcune specie di di pesci.
In genere solo le prime due
vengono, utilizzate per la preparazione degli stucchi, (sebbene vi
sono alcune antiche ricette che testimoniano l'uso anche della colla
di pesce - Vedi
www.carenzacolori.com/ricette);
L'olio
di lino cotto, le vernici, possono annoverarsi tra i leganti a
base oleosa.
Anche le cere possono essere
utilizzate per la preparazione di alcuni stucchi. |
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Colla di coniglio
Gesso di Bologna
Gli ossidi
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prodotti
utilizzati per la preparazione degli stucchi: gli eccipienti |
L'eccipiente utilizzato
generalmente è il
gesso; quello di qualità migliore,
per la stuccatura di oggetti lignei è il "gesso
di Bologna"
Si trova in natura come solfato
anidro nell'anidrite (CaSO 4)e come solfato di calcio idrato (CaSO
+2HO) nelle seleniti.
Si ottiene mediante
calcinazione (cottura) a circa 170 - 180 ° C, nella quale 170°/180°C
il solfato di calcio idrato si trasforma in solfato di calcio anidro
che riassorbe l'acqua con una certa difficoltà permettendo un'ottima
lavorazione.
Successivamente viene
sottoposto a macinazione e passaggio in vaglio fitto e lasciato a
macerare in vasche di decantazione per almeno trenta giorni.
Il prodotto così ottenuto,
avente una granulometria finissima,
consente di realizzare stuccature morbidissime al tatto.
Viene anche indicato con i
seguenti sinonmi: Gesso da Falegname, Gesso marcio, Gesso fradicio,
Gesso da Doratore, Gesso a Oro, Bianco minerale, Biaccone, Bianco
gesso crudo. (Vedi
Il gesso a Bologna - Mazza Francesca)
Altri eccipienti sono:
-
Bianco di Spagna, altrimenti
noto come Bianco Meudou, costituto da una creta friabile,
presente in natura in forma amorfa, formata da carbonato di calcio,
(CaCo3). misto ad alcune impurità (allumnio,
silice, ferro); proviene soprattutto da antichi giacimenti in
Francia (Parigi-Meudon), Inghilterra e Germania e Stati Uniti,
originatisi dalla deposizione di conchiglie marine che, triturate,
lasciate in decantazione ed essiccate, formano una finissima polvere
bianca; indicatissimo nella preparazione di mastici, stucchi e nelle
pitture a tempera di antica formulazione;
-
gesso Alabastrino,
semidrato di solfato di calcio - (CaSO4·½H2O) ottenuto
mediante calcinazione circa 150-170° C. di solfato di calcio biidrato
(CaSO4-2H2O) ottenuto dalla macinazione di alabastro puro; è a presa
rapida, e pertanto, rimanendo lavorabile per poco tempo, (circa 6
minuti) risulta più adatto per oggettistica, modelli e forme per
ceramica;
-
gesso
scagliola, detto anche gesso di Parigi, da non confondere con la
tecnica detta
scagliola, che consente l'imitazione di marmi pregiati. E'
costituito da solfato di calcio emiidrato (CaSO4)2·H2O),
ottenuto mediante calcinazone ad una temperatura più elevata di
quella con cui si ottiene il gesso alabastrino, (400° C.) partendo
da una pietra calcarea che non ha subito fenomeni
cristalloblastici (cioè che provocano la formazione di cristalli);
viene utilizzato prevalentemente in campo edile.
-
Biacca; pigmento
inorganico costituito da carbonato basico di piombo, la cui
vendita sotto forma di polvere è ormai praticamente proibita da
tempo in parecchie parti del mondo, particolarmente in Europa e
Stati Uniti; utilizzato con olio di lino in proporzione di tre parti
di creta e una di biacca per la preparazione dello stucco da vetrai.
-
Minio Ossido di piombo, molto pesante e tossico, già noto agli
antichi romani. Prodotto industrialmente ossidando il piombo fuso
per mezzo di una corrente d'aria, era utilizzato nella fabbricazione
delle vernici antiruggine, mescolato con olio di lino cotto, prima
che se ne appurasse la cancerogenità. Aggiunto in proporzione del
10%, con Bianco di Spagna,
bianco di
zinco, ocre colorate e
caolino,
solfato di
bario serviva per la preparazione degli stucchi.
-
Ossidi o pigmenti: Con funzione colorante,
tradizionalmente venivano usati pigmenti naturali, le
ocre, la
terra di Siena,
la terra rossa,
vari tipi
ossidi di ferro; attualmente, gran parte di quelli in commercio,
sono prodotti sinteticamente.
|
Lo stucco
a base di gesso di Bologna e colla di pelle di coniglio |
Generalmente lo stucco
utilizzato per il restauro del mobile antico è quello che si ottiene
combinando la colla di pelle di coniglio o "lapin", con gesso di
Bologna e ciò per una serie di ragioni:
-
la colla di coniglio,
rispetto alla colla d'osso
-
consente di ottenere
stucchi non troppo duri, ciò che facilita la successiva
carteggiatura per l'asportazione degli eccessi;
-
rimane
fluida ad una temperatura più bassa, consentendo una più facile
lavorabilità;
-
i vantaggi del gesso di
Bologna sono evidenti, se si tiene a mente quanto sopra esposto, trattando
dei vari eccipienti.
La sua preparazione è
relativamente semplice; si mette a macerare in un catino d'acqua, la
colla di coniglio, in proporzione del 10-20 %, in peso; quando
questa si è ben rigonfiata, si mette a scaldare a bagno maria, fino
ad ottenere un composto liquido.
Per impastare lo stucco,
conviene utilizzare una superficie non porosa (una maiolica va
benissimo), lavorandolo con una spatola sufficientemente larga;
infine si aggiungono gli ossidi, per ottenere il colore voluto.
Nel fare ciò bisogna tenere
conto che:
-
lo stucco umido appare più
scuro del colore che assumerà dopo essersi seccato;
-
lo stucco se leggermente più
scuro dello sfondo non è antiestetico, mentre uno stucco più chiaro
è orrendo a vedersi.
Talvolta, per avere tonalità
particolari, difficili da ottenere diversamente, (rosi cupi,
gialli brillanti) o per cui non esistono ossidi (verdi)
possono essere di ausilio i colori a tempera usati per le tinte
murarie.
Un color noce molto caldo (come
quello in fotografia a fianco) è ottenibile usando del mordente
mogano all'acqua (proprio così, non è un errore di stampa);
tuttavia presenta qualche inconveniente: è difficile da sciogliere e
richiede che sia impastato a lungo; in alte concentrazioni rende lo
stucco troppo duro e difficilmente carteggiabile e tende a macchiare
il legno; a quest'ultimo inconveniente è possibile rimediare, avendo
cura di stenderlo su uno strato sufficientemente spesso di lucido.
Lo stucco così preparato va
posto in un contenitore; generalmente rimane lavorabile a
temperatura ambiente o se questa è troppo bassa, mantenendolo
tiepido a bagnomaria su un fornelletto elettrico; di volta in volta
se ne preleva una piccola quantità poggiandola su una spatola di
media grandezza; con un altra spatola più piccola, se ne preleva
dalla prima, una quantità sufficiente due o tre stuccature di tarlo
e tenendo l'indice pigiato sull'estremità della spatola, si preme
per far entrare bene nelle fessure e nei fori, facendo in modo
però da rimuovere gli eccessi in modo da facilitare la successiva
carteggiatura.
Se i le parti da riempire sono
ampie o lo stucco utilizzato troppo liquido può essere necessaria
un'ulteriore stuccatura.
Per rimuovere gli eccessi,
potrà utilizzarsi della paglietta di lana d'acciaio fina, (che
presenta il difetto di svuotare parzialmente le parti stuccate ed il
vantaggio di intaccare poco il lucido) o della carta abrasiva a
grana fine o finissima (240 - 400) in cui i vantaggi e svantaggi
sono esattamente l'inverso di quelli di cui sopra.
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Stucco a
base di colla d'ossa e segatura |
Può essere utilizzato
proficuamente per stuccare parti molto deteriorate ma non in vista,
eventualmente con l'aggiunta di una parte di gesso di Bologna, per
renderlo più liscio; va mantenuto tiepido durante l'utilizzo.
E sconsigliabile prepararne in
quantità eccessiva, perché non si conserva a lungo e a contatto con il
metallo delle spatole tende a scurire.
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Stucco a
base di colla d'ossa e legno carbonizzato |
L'impasto con
carbone
vegetale e colla, viene utilizzato esclusivamente
per stuccare parti che debbono essere impiallacciate; poiché con il
processo di carbonizzazione il legno perde acqua, lo stucco così
preparato tende a ritirare pochissimo, cosa essenziale per
tale tipo di lavoro, perché l'avvallamento che si verrebbe a creare,
potrebbe provocare il distacco dell'impiallacciatura o dei lastroni.
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stucco di
gommalacca |
La preparazione e
successiva utilizzazione presenta alcune difficoltà; tuttavia, il
lavoro se ben eseguito, consente di riempire piccole fessure o scalfiture con uno stucco la cui lucentezza lo rende praticamente
indistinguibile dalla restante superficie, soprattutto se lucidata
a tampone.
Si prepara nel seguente modo:
la gommalacca in scaglie viene messa a scaldare in un
recipiente, prima a bagnomaria, poi su fuoco diretto, assieme a
delle piccole quantità di altre resine, (Dammar, Colofonia, etc, che
lo rendono più duro) oppure di cera che lo rende più malleabile.
Una volta fusa, possono essere
aggiunte delle polveri colorate; infine si cola un poco alla volta
su un marmo bagnato, modellandola a forma di bastoncini.
Per l'applicazione è possibile
utilizzare un attrezzo realizzato appositamente, modificando con un
paio di pinze in modo da formare un beccuccio sul bordo di un
cucchiaio da cucina dotato di manico in legno.
A questo punto, si spezza un
bastoncino di gommalacca e se ne mette una parte nel cucchiaio che
poi si scalderà sulla fiamma del fornello fino a che lo stucco non
sia completamente sciolto.
Contemporaneamente si fa
scaldare anche una piccola spatola in ferro; col cucchiaio si farà
colare lo stucco nel foro o nella fessura che si vuole chiudere e
poi con la spatola si pareggerà e si elimineranno le sbavature più
grossolane.
Una variante della tecnica
sopra descritta, prevede che le scaglie di gommalacca vengano fatte
aderire alla punta di un bastoncino di legno, preventivamente
scaldato su una fiammella; ripetendo il procedimento più volte si
ottiene un fuso conico di gommalacca, utilizzabile al momento.
Agli indubbi pregi di questo
tipo di stucco, consistenti nella elevata lucentezza e durezza, fa
riscontro la necessità di regolare con precisione la temperatura (se
è troppo bassa non diventa sufficientemente fluido, se troppo alta
carbonizza), rapidità di esecuzione (va fatto penetrare prima che
risolidifichi) e la difficoltà nel rimuovere gli eccessi e per
pareggiarlo, anche per la tendenza a scheggiarsi.
Inoltre, poiché lo stucco
così ricavato è di colore bruno scuro, (anche senza l'aggiunta di
ossidi) risulta inadatto su legni chiari.
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stucco a
base di cera |
Quando il mobile deve essere
lucidato a cera, si può utilizzare un mastice a base di cera, il
quale se risulta meno lavorabile dello stucco con gesso di Bologna,
presenta il vantaggio di non richiedere una successiva carteggiatura.
Si trova in vendita sotto forma
di bastoncini in varie colorazioni; per chi volesse farlo
artigianalmente riportiamo la seguente ricetta tratta da "Coloritura,
Verniciatura e Laccatura - Hoepli editore) di A.. Turco.
Cera d'api 40%, resina di
colofonia 20%, olio di lino 5%, coloranti in polvere 35% |
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