Il restauro del mobile

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stuccatura

 

Una premessa: quando stuccare

 

Innanzitutto, precisiamo che qui ci occuperemo della stuccatura, intesa come operazione volta a rendere meno evidenti le imperfezioni della superficie del legno, (fori del tarlo, piccole fessure o scalfiture, etc), distinguendola dalla stesura degli intonachi, quale operazione preliminare alla doratura o laccatura del legno.

Diciamo subito che non sempre è necessaria o opportuna; infatti mentre in mobile destinato ad essere lucidato a tampone è indispensabile, in un mobile con una superficie estremamente scabrosa, per il quale è più indicata una lucidatura a cera, un'estesa presenza di parti stuccate risulterebbe sicuramente antiestetica. (vedi lucidatura - cere ed encausti)

In tali casi ci si limiterà ad effettuare i necessari interventi di riconsolidamento del legno. (vedi trattamenti tarlicidi e consolidamento del legno degradato)

Chiarito ciò, resta da stabilire quali prodotti e tecniche utilizzare, tenendo presente, le caratteristiche che  uno stucco dovrebbre possedere:

  1. buona elasticità, per potersi adattare ai movimenti del legno (vedi motivi intinseci dei guasti);

  2. sufficiente resistenza per poter sopportare le successive fasi di lavorazione (carteggiatura - lucidatura);

  3. facile colorabilità.

Generalmente, gli stucchi vengono realizzati, miscelando opportunamente degli eccipienti ad un legante, a base acquosa od oleosa.

 

prodotti utilizzati per la preparazione degli stucchi: i leganti

 

 Tra i leganti a base acquosa vi sono le colle animali, che si distinguono in tre categorie; esse sono:

  1.  la colla di pelle, ricavata dalla cottura in acqua di pelli di pergamena, di lepri conigli, vitelli, cavalli, montoni etc;

  2. la colla d'ossa, prodotta utilizzando ossa sgrassate di vari animali (vedi incollaggio);

  3. la colla di pesce, ricavata dalla vescica natatoria di alcune specie di di pesci.

In genere solo le prime due vengono, utilizzate per la preparazione degli stucchi, (sebbene vi sono alcune antiche ricette che testimoniano l'uso anche della colla di pesce - Vedi www.carenzacolori.com/ricette);

L'olio di lino cotto, le vernici, possono annoverarsi tra i leganti a base oleosa.

Anche le cere possono essere utilizzate per la preparazione di alcuni stucchi.

 

 

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Colla di coniglio

 

Gesso di Bologna

 

Gli ossidi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

prodotti utilizzati per la preparazione degli stucchi: gli eccipienti

   

L'eccipiente utilizzato generalmente è il gesso;  quello di qualità migliore, per la stuccatura di oggetti lignei è il "gesso di Bologna"

Si trova in natura come solfato anidro nell'anidrite (CaSO 4)e come solfato di calcio idrato (CaSO +2HO) nelle seleniti.

Si ottiene mediante calcinazione (cottura) a circa 170 - 180 ° C, nella quale 170°/180°C il solfato di calcio idrato si trasforma in solfato di calcio anidro che riassorbe l'acqua con una certa difficoltà permettendo un'ottima lavorazione.

Successivamente viene sottoposto a macinazione e passaggio in vaglio fitto e lasciato a macerare in vasche di decantazione per almeno trenta giorni.

Il prodotto così ottenuto, avente una granulometria finissima, consente di realizzare stuccature morbidissime al tatto.

Viene anche indicato con i seguenti sinonmi: Gesso da Falegname, Gesso marcio, Gesso fradicio, Gesso da Doratore, Gesso a Oro, Bianco minerale, Biaccone, Bianco gesso crudo. (Vedi Il gesso a Bologna - Mazza Francesca)

 

Altri eccipienti sono:

  • Bianco di Spagna, altrimenti noto come Bianco Meudou,  costituto da una creta friabile, presente in natura in forma amorfa, formata da carbonato di calcio,    (CaCo3).  misto ad alcune impurità (allumnio, silice, ferro); proviene soprattutto da antichi giacimenti in Francia (Parigi-Meudon), Inghilterra e Germania e Stati Uniti, originatisi dalla deposizione di conchiglie marine che, triturate, lasciate in decantazione ed essiccate, formano una finissima polvere bianca; indicatissimo nella preparazione di mastici, stucchi e nelle pitture a tempera di antica formulazione;

  • gesso Alabastrino, semidrato di solfato di calcio - (CaSO4·½H2O) ottenuto mediante calcinazione circa 150-170° C. di solfato di calcio biidrato (CaSO4-2H2O) ottenuto dalla macinazione di alabastro puro; è a presa rapida, e pertanto, rimanendo lavorabile per poco tempo, (circa 6 minuti) risulta più adatto per oggettistica, modelli e forme per ceramica;

  • gesso scagliola, detto anche gesso di Parigi, da non confondere con la tecnica detta scagliola, che consente l'imitazione di marmi pregiati. E' costituito  da solfato di calcio emiidrato (CaSO4)2·H2O), ottenuto mediante calcinazone ad una temperatura più elevata di quella con cui si ottiene il gesso alabastrino, (400° C.) partendo da una pietra calcarea che non ha  subito fenomeni cristalloblastici (cioè che provocano la formazione di cristalli); viene utilizzato prevalentemente in campo edile.

  • Biacca; pigmento inorganico costituito da carbonato basico di piombo, la cui  vendita sotto forma di polvere è ormai praticamente proibita da tempo in parecchie parti del mondo, particolarmente in Europa e Stati Uniti; utilizzato con olio di lino in proporzione di tre parti di creta e una di biacca per la preparazione dello stucco da vetrai.

  • Minio Ossido di piombo, molto pesante e tossico, già noto agli antichi romani. Prodotto industrialmente ossidando il piombo fuso per mezzo di una corrente d'aria, era utilizzato nella fabbricazione delle vernici antiruggine, mescolato con olio di lino cotto, prima che se ne appurasse la cancerogenità. Aggiunto in proporzione del 10%, con Bianco di Spagna, bianco di zinco, ocre colorate e caolino, solfato di bario serviva per la preparazione degli stucchi.

  • Ossidi o pigmenti: Con funzione colorante, tradizionalmente venivano usati pigmenti naturali, le ocre, la terra di Siena, la terra rossa, vari tipi ossidi di ferro; attualmente, gran parte di quelli in commercio, sono prodotti sinteticamente.

Lo stucco a base di gesso di Bologna e colla di pelle di coniglio

 

Generalmente lo stucco utilizzato per il restauro del mobile antico è quello che si ottiene combinando la colla di pelle di coniglio o "lapin", con gesso di Bologna e ciò per una serie di ragioni:

  1. la colla di coniglio, rispetto alla colla d'osso

  2. consente di ottenere stucchi non troppo duri, ciò che facilita la successiva carteggiatura per l'asportazione degli eccessi;

  3. rimane fluida ad una temperatura più bassa, consentendo una più facile lavorabilità;

  4. i vantaggi del gesso di Bologna sono evidenti, se si tiene a mente quanto sopra esposto, trattando dei vari eccipienti.

La sua preparazione è relativamente semplice; si mette a macerare in un catino d'acqua, la colla di coniglio, in proporzione del 10-20 %, in peso; quando questa si è ben rigonfiata, si mette a scaldare a bagno maria, fino ad ottenere un composto liquido.

Per impastare lo stucco, conviene utilizzare una superficie non porosa (una maiolica va benissimo), lavorandolo con una spatola sufficientemente larga; infine si aggiungono gli ossidi, per ottenere il colore voluto.

Nel fare ciò bisogna tenere conto che:

  • lo stucco umido appare più scuro del colore che assumerà dopo essersi seccato;

  • lo stucco se leggermente più scuro dello sfondo non è antiestetico, mentre uno stucco più chiaro è orrendo a vedersi.

Talvolta, per avere tonalità particolari, difficili da ottenere  diversamente, (rosi cupi, gialli brillanti) o per cui  non  esistono ossidi (verdi) possono essere di ausilio i colori a tempera usati per le tinte murarie.

Un color noce molto caldo (come quello in fotografia a fianco) è ottenibile usando del mordente mogano all'acqua  (proprio così, non è un errore di stampa); tuttavia presenta qualche inconveniente: è difficile da sciogliere e richiede che sia impastato a lungo; in alte concentrazioni rende lo stucco troppo duro e difficilmente carteggiabile e tende a macchiare il legno; a quest'ultimo inconveniente è possibile rimediare, avendo cura di stenderlo su uno strato sufficientemente spesso di lucido.

Lo stucco così preparato va posto in un contenitore; generalmente rimane lavorabile a temperatura ambiente o se questa è troppo bassa, mantenendolo tiepido a bagnomaria su un fornelletto elettrico; di volta in volta se ne preleva una piccola quantità poggiandola su una spatola di media grandezza; con un altra spatola più piccola, se ne preleva dalla prima, una quantità sufficiente due o tre stuccature di tarlo e tenendo l'indice pigiato sull'estremità della spatola, si preme per far entrare bene nelle fessure e nei fori,  facendo in modo però da rimuovere gli eccessi in modo da facilitare la successiva carteggiatura.

Se i le parti da riempire sono ampie o lo stucco utilizzato troppo liquido può essere necessaria un'ulteriore stuccatura.

Per rimuovere gli eccessi, potrà utilizzarsi della paglietta di lana d'acciaio fina, (che presenta il difetto di svuotare parzialmente le parti stuccate ed il vantaggio di intaccare poco il lucido) o della carta abrasiva a grana fine o finissima (240 - 400) in cui i vantaggi e svantaggi sono esattamente l'inverso di quelli di cui sopra.

 

Stucco a base di colla d'ossa e segatura

 

Può essere utilizzato proficuamente per stuccare parti molto deteriorate ma non in vista, eventualmente con l'aggiunta di una parte di gesso di Bologna, per renderlo più liscio; va mantenuto tiepido durante l'utilizzo.

E sconsigliabile prepararne in quantità eccessiva, perché non si conserva a lungo e a contatto con il metallo delle spatole tende a scurire.

 

Stucco a base di colla d'ossa e legno carbonizzato

 

L'impasto con carbone vegetale e colla, viene utilizzato esclusivamente per stuccare parti che debbono essere impiallacciate; poiché con il processo di carbonizzazione il legno perde acqua, lo stucco così preparato tende a ritirare pochissimo,  cosa essenziale per tale tipo di lavoro, perché l'avvallamento che si verrebbe a creare, potrebbe provocare il distacco dell'impiallacciatura o dei lastroni.

 

 stucco di gommalacca

 

La preparazione e successiva utilizzazione presenta alcune difficoltà; tuttavia, il lavoro se ben eseguito,  consente di riempire piccole fessure o scalfiture con uno stucco la cui lucentezza lo rende praticamente indistinguibile dalla restante superficie, soprattutto se lucidata  a tampone.

Si prepara nel seguente modo: la gommalacca in scaglie viene messa  a scaldare in un recipiente, prima a bagnomaria, poi su fuoco diretto, assieme a delle piccole quantità di altre resine, (Dammar, Colofonia, etc, che lo rendono più duro) oppure di cera che lo rende più malleabile.

Una volta fusa, possono essere aggiunte delle polveri colorate; infine si cola un poco alla volta su un marmo bagnato, modellandola a forma di bastoncini.

Per l'applicazione è possibile utilizzare un attrezzo realizzato appositamente, modificando con un paio di pinze in modo da formare un beccuccio sul bordo di un cucchiaio da cucina dotato di manico in legno.

A questo punto, si spezza un bastoncino di gommalacca e se ne mette una parte nel cucchiaio che poi si scalderà sulla fiamma del fornello fino a che lo stucco non sia completamente sciolto.

Contemporaneamente si fa scaldare anche una piccola spatola in ferro; col cucchiaio si farà colare lo stucco nel foro o nella fessura che si vuole chiudere e poi con la spatola si pareggerà e si elimineranno le sbavature più grossolane.

Una variante della tecnica sopra descritta, prevede che le scaglie di gommalacca vengano fatte aderire alla punta di un bastoncino di legno, preventivamente scaldato su una fiammella; ripetendo il procedimento più volte si ottiene un fuso conico di gommalacca, utilizzabile al momento.

Agli indubbi pregi di questo tipo di stucco, consistenti nella elevata lucentezza e durezza, fa riscontro la necessità di regolare con precisione la temperatura (se è troppo bassa non diventa sufficientemente fluido, se troppo alta carbonizza), rapidità di esecuzione (va fatto penetrare prima che risolidifichi) e la difficoltà nel  rimuovere gli eccessi e per pareggiarlo, anche per la tendenza a scheggiarsi.

Inoltre,  poiché lo stucco così ricavato è di colore bruno scuro, (anche senza l'aggiunta di ossidi) risulta inadatto su legni chiari.

 

 stucco a base di cera

 

Quando il mobile deve essere lucidato a cera, si può utilizzare un mastice a base di cera, il quale se risulta meno lavorabile dello stucco con gesso di Bologna, presenta il vantaggio di non richiedere una successiva carteggiatura.

Si trova in vendita sotto forma di bastoncini in varie colorazioni; per chi volesse farlo artigianalmente riportiamo la seguente ricetta tratta da "Coloritura, Verniciatura e Laccatura - Hoepli editore) di A.. Turco.

 

Cera d'api 40%, resina di colofonia 20%, olio di lino 5%, coloranti in polvere 35%

 

 

 

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