Il restauro del mobile

 

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Tornitura

 

La tornitura del legno ha origini antichissime; tale tecnica era conosciuta in Egitto prima del 700 a.c. e poco dopo in Grecia.

Consiste nel far ruotare un pezzo di legno contro un utensile tagliente, al fine di ricavare, da un tronco di legno o un massello, parti cilindriche più o meno sagomate, mediante, l'asportazione di trucioli.

L'utilizzo di tale tecnica permise, tra l'altro, la realizzazione dei primi incastri a tenone e mortasa, utilizzati, perloppiù per la fabbricazione di sedie.

Quanto alla scelta del tornio e degli accessori,  si rimanda alle seguenti pagine del sito www.tornituralegno.it/scelta_macchine, www.tornituralegno.it/scelta_accessori,  dove vengono ampiamente trattati pregi e difetti delle varie macchine.

 

 

 

foto 1

 

foto 3

 

foto 4

 

fig. 1

 

fig. 2

 

fig. 3

 

fig. 5

 

fig. 7

 

fig. 9

 

fig.11

 

fig.13

fig. 4

 

fig. 6

 

fig. 8

 

fig. 10

 

fig.12

 

fig.14

 

fig.15

 

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scelta del legno

 

Per quanto riguarda, la scelta del legno, questo dovrebbe essere  compatto, non  tarlato, senza difetti, con muffe o con nodi marci o cadenti.

Riguardo alla stagionatura, se quelli con un maggior contenuto di umidità sono più facili da tornire, è da tenere in considerazione che a causa della disidratazione , è facile che si fendano successivamente, a lavoro ultimato.

Le latifoglie sono preferibili rispetto alle conifere, in quanto in quest'ultime possono trovarsi sacche di resina, il legno non assorbe facilmente la finitura e avendo in genere una fibra largatende a spezzarsi.

Tuttavia il cirmolo si presta abbastanza bene alla tornitura e i cipressi, che hanno un legno compatto può essere utilzzato per piccoli oggetti.

Tra le latifoglie, sono preferibili quelle con legno a fibra sottile, perché tendono a a spaccare meno; i legni più teneri sono più adatti per realizzare forme ampie con pochi dettagli,  mentre quelli più duri, come il noce o a fibra sottile ed uniforme come il faggio, sono indicati per ottenere oggetti con particolari minuti.

Ottimi risultati si ottengono con tutti gli alberi da frutto, il pero ha una buona venatura compatta, il ciliegio un bel colore ed una bella differenziazione.

Gli arbusti ed i cespugli come il bosso sono splendidi per la struttura resistente.

L'olivo, avndo una venatura nodosa e contorta non è facile da tornire, ma il risultato estetico finale è molto buono.

In ogni caso, nel restauro del mobile, dovendo rifare elementi andati perduti o troppo deteriorati, la scelta del tipo di legno da utilizzare in genere è obbligata. (Per approfondimenti sull'argomento si rimanda al sito www.tornituralegno.it/scelta_legno).

 

Tornitura - operazioni preliminari

 

Se la tornitura di un pezzo, può essere fonte di soddisfazione,  è altrettanto vero che richiede una corretta impostazione di base, al fine di evitare errori che possono essere causa di pericolosi incidenti.

Si consiglia pertanto vivamente, prima di accingersi a ciò, di andare a vedere all'opera un tornitore.

Scelto il pezzo da tornire, va fissato inserendolo tra trascinatore e contropunta, centrandolo; se si tratta di massello a sezione quadrata, si tracceranno le diagonali, segnando il centro con un punteruolo.

La rotazione è impressa dal trascinatore, ovverosia il cono morse da infilare nell'albero del mandrino-albero motore del tornio, il quale trattiene e trascina, per mezzo di dentellature, (in genere quattro) il pezzo con l'ausilio della contropunta

Se si dispone di un trascinatore vecchio, centratolo con la punta nell'incavo fatto col punteruolo, e percuotendolo con un martello,  si realizzano delle tacche che assicurano una salda presa durante la rotazione.

Non avendone  disposizione uno, per il tornio sotto raffigurato, l'incavo centrale è stato realizzato percuotendo la contropunta, (foto 3 e 4); successivamente, le tacche sono state realizzate percuotendo con un colpetto secco, ma non troppo forte, il massello contro il trascinatore. 

 

foto 2

 

Fissato saldamente il pezzo da tornire, stringendo la contropunta, si regola la posizione del poggia-utensile,  che deve essere allineato e posto alla stessa altezza dell'asse di rotazione, o qualche millimetro sopra, ma mai sotto.

La distanza, rispetto al pezzo di legno, deve essere quella minima (2,3 mm), ovviamente considerata sul punto di massima sporgenza, che gli consente ruotare senza urtare al poggia-utensile; ciò andrà verificato prima ruotandolo manualmente.

Durante la tornitura, man mano che il legno si assottiglia, tale regolazione deve essere ripetuta, fino a che non si è ottenuta una forma perfettamente cilindrica, (fig. 1).

Questi accorgimenti sono necessari per una buona riuscita del lavoro, ma soprattutto per la sicurezza, in quanto con una distanza eccessiva, la forza di rotazione imprimerebbe allo scalpello, avente fulcro il punto di contatto col poggia utensile, una spinta verso il basso alla punta, tale da far sfuggire di mano il manico della sgorbia, con conseguenze facilmente immaginabili.

Infatti, il sistema composto dalla forza esercitata dal legno in rotazione, dal tornitore sul manico della sgorbia e dal poggia-utensile costituisce una leva del primo tipo.

La figura 2, chiarisce il concetto; nel primo caso, contrassegnato con la lettera A, il prodotto tra b1 (braccio di leva pari alla distanza tra punto di appoggio dell'utensile e legno in rotazione) e F1 (forza impressa dal tornio in rotazione) è pari al prodotto tra b2 (braccio di leva pari alla distanza tra punto di appoggio dell'utensile e punto di impugnatura del manico) e F2, (forza esercitata dal tornitore) sono in equilibrio e si riesce agevolmente a tenere la sgorbia.

Nel secondo caso, contrassegnato dalla lettera B, i prodotti tra forza applicata e rispettivi bracci di leva non sono in equilibrio e il tornitore non riesce a tenere saldamente l'impugnatura dell'attrezzo, che viene proiettato verso l'alto.

 

Attrezzatura occorente

 

Per una panoramica sulle caratteristiche degli utensili per tornire e sulle modalità per affilarli, si rinvia alla pagina Gli scalpelli e le sgorbie.

Premesso che come regola generale occorre usare gli utensili appositi, che sono diversi da quelli da falegname (per lunghezza manico, composizioni acciaio e angolo di affilatura), alcuni di questi, opportunamente modificati nell'angolo di affilatura, possono essere utilizzati, per realizzare parti minute di pomelli in legno ed oggetti di piccola sezione (2,3 cm). 

Durante l'esecuzione del lavoro, occorre controllare spesso il diametro della tornitura, utilizzando un compasso per spessori esterni (fig.3), in quanto è molto facile asportare più legno del necessario.

 

Sgrossatura

 

foto 3

 

Per iniziare, si utilizzerà la sgorbia da sgrosso (fig. 3), procedendo in questo modo: all'inizio, il manico andrà tenuto basso, in modo il legno sfiori appena la parte centrale della lama e partendo da un estremo, la si sposta lateralmente, fino ad arrivare all'altro, e da qui si torna indietro nel verso contrario.

Nel fare ciò,  la lama va ruotata di qualche grado, volgendo l'interno della sgorbia, (cioè la parte concava), nello stesso verso dello spostamento laterale; detto in altre parole con una leggera inclinazione in senso orario, quando si sposta la lama verso destra e antioraria, quando ci si sposta verso sinistra.

Man mano che si procede nella cilindratura, la vibrazioni trasmesse sull'utensile diminuiscono.

La sgorbia da sgrosso, oltre che per la cilindratura, può essere utilizzata per parti concave molto ampie.

Nel caso raffigurato nella foto 3, per profilare in modo perfettamente perpendicolare, in corrispondenza, della "mazzetta", cioè la parte che deve rimanere a forma di parallelepipedo e nella quale ricavare la "mortasa", occorre utilizzare un bedano fig.5)o un troncatore, più adatto per troncare pezzi lunghi, (fig. 6).

Questi ultimi, vanno usati tenendo inizialmente il manico alto e abbassandolo progressivamente, fino a terminare in posizione quasi orizzontale, in modo che il tagliente rimanga all'altezza dell'asse del tornio; si dice cioè che l'utensile si tuffa in asse.

Ovviamente, la punta non dovrà mai scendere, sotto l'asse, per evitare pericolosi impuntamenti, con il rischio che l'attrezzo venga strappato di mano.

Meno apprezzati, sono i raschi, (fig. 7), i quali, benché relativamente facili d usare, lasciano una superficie più grezza; tuttavia, l'innovazione tecnologica ne ha migliorato notevolmente la qualità; inoltre risultano particolarmente adatti per la tornitura controvena o per scavare di testa.    

 

Realizzazione di gole e tori

 

Per la realizzazione delle gole, si userà una sgorbia a scavare, (fig. 8) e per la rifinitura una sgorbia a profilare (fig. 9), che consente di realizzare dettagli molto fini. 

Per realizzare tori e parti convesse in genere, quello che da i migliori risultati in termini di finitura superficiale è lo scalpello con due biselli obliquo; (fig. 10) per contro è difficile da usare e se si sbaglia l'angolo o si affonda troppo nel legno, è facile andare incontro a pericolosi impuntamenti della lama,

Tuttavia,  la versatilità di tale utensile, che può essere usato anche come un raschio per gli scavi di testa,  consente di intestare i pezzi in lavorazione ed eseguire parti concave, quali gole di ampio raggio e poca profondità, ripaga ampiamente gli sforzi fatti per imparare ad usarlo.

Descriverne la tecnica di utilizzazione non è semplice e la visione diretta di è insostituibile.

Innanzitutto, per ridurre i rischi, è di fondamentale importanza, procedere nella giusta sequenza, asportando il legno prima dalle parti concave (con le sgorbie o gli scalpelli obliqui),  arrotondando poi le parti convesse, (foto 4,5 e 6 - fig. 11, 12 e 13).

Inoltre, bisogna sempre ricordare che:

  • nello scavare una parte concava, si deve partire dagli estremi, con lo scalpello inclinato, per terminare nella parte che deve avere la sezione minima,  con la lama in posizione quasi orizzontale (fig. 14);

  • nel realizzare una parte convessa, si parte dal punto che dovrà avere la sezione maggiore, con la lama in posizione quasi orizzontale, per terminare agli estremi, inclinandola quanto necesssario; nel far ciò, la lama,  più che affondare nel legno, deve "pelarlo" in superficie (fig. 15).

foto 4

foto 5

 

foto 6

 

foto 7

Levigatura finale

 

Terminato il lavoro di tornitura, allontanata o rimossa la base porta utensili, si precede alla levigatura con carta vetrata, facendo ruotare il pezzo direttamente sul tornio.

Per una migliore riuscita, conviene bagnarlo preventivamente con acqua, affinché si alzino le fibre del legno, (ovviamente prima di carteggiare occorre attendere che sia asciutto).

Infine, la superficie potrà essere resa ancor più levigata, ponendo nel palmo della mano alcuni trucioli ricavati durante la tornitura, e facendovi ruotare contro il pezzo tornito.