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Coloritura e sbiancamento del legno

 

Cenni storici

 

La tecniche di coloritura del legno  erano probabilmente conosciute già nell'antico Egitto e dai Persiani; lo sviluppo di tale arte, che consentiva agli artigiani dell'epoca di conferire ai legni comuni, la tonalità di quelli pregiati, è sicuramente documentato in epoca greco-romana, in quanto citata in numerosi testi coevi.

Con la decadenza dell'Impero Romano, andarono disperse le conoscenze artigianali acquisite in tale campo.

Lo sviluppo della tarsia rinascimentale, e il bisogno di essenze con colorazioni vivaci, incoraggiò  le ricerca di coloranti, generalmente di origine vegetale e lo studio delle tecniche di estrazione e applicazione degli stessi, così da conferire ai lavori degli artisti, l'aspetto di un dipinto.

L'arte di colorare il legno, rinata in Italia, si diffuse in Francia, ma non ne conosciamo le ricette,  considerate segreti del mestiere da tramandare all'interno delle botteghe artigiane.

Solo nel 1701, Plumier di Lione, pubblicò un libro intorno "all'arte del tornitore" nel quale citò varie formule per colorire il legno.

A tale pubblicazione, fecero seguito nel XVIII sec. altre, che mostrano che gli studiosi dell'epoca erano alla costante ricerca di metodi che garantissero una sempre maggior resistenza e durata delle colorazioni.

Nel 1810, con la messa a punto di un procedimento di tintura ottenuto impregnando il legno con basi metalliche, la coloritura del legno entrò a far parte della xilotecnica chimica.

Per ulteriori approfondimenti, sugli argomenti sopra esposti rinviamo al testo "Coloritura, Verniciatura e Laccatura, di Antonio Turco - Hoepli editore, del quale esiste un ampio estratto come ebook; tale libro, può considerarsi come la bibbia dei falegnami e restauratori in materia, per la quantità impressionante di ricette e procedimenti esposti; nella sezione che segue, ci si limiterà ad una trattazione più stringata, ma per esperienza personale, sufficiente ad affrontare la generalità dei lavori, facendo uso di prodotti facilmente reperibili.  

 

 

Finalità della coloritura e considerazioni di ordine generale

 

La coloritura viene effettuata per conferire  ai legni, una tonalità diversa da quella originaria, ovvero per armonizzare inserti e sostituzioni con il resto del mobile.

Può riguardare gli strati superficiali o interessare l'intera massa del legno; quella che qui ci interessa è la prima, in quanto quella profonda, può realizzarsi solo tramite speciali attrezzature; (un esempio sono i filetti in pero tinto ebano, che si acquistano tal quali).

Una prima distinzione può farsi tra colorazione vera, nel quale la sostanza colorante si fissa stabilmente sulla superficie legnosa, divenendone parte integrante(tintura chimica) e colorazione pigmentaria, nel quale la sostanza colorante, si deposita all'interno delle porosità del legno, dando luogo tinte opache, che nascondono la venatura, con risultati assai simili alla verniciatura e per tali motivi raramente utilizzata. 

 Secondo l'origine, possiamo distinguere tra quelli vegetali, animali, minerali e di sintesi.

I primi, oramai trovano applicazione quasi esclusivamente in campo tessile. www.lammatest.rete.toscana.it - wikipedia.org/wiki/Tintura

Tra quelle che possono essere contenute nel legni, Antonio Turco, nell'opera sopra citata elenca i seguenti: (campeggio, legno del Brasile, sandalo rosso, legno giallo, nelle cortecce (quercitrone), nelle radici( robbia, curcuma), nelle foglie (indaco, guado), nei fiori (cortamo, nei frutti (oriana), in alcuni licheni (oricello).

Molto limitati quelli di origine animale (cocciniglia, chermes).

Le sostanze organiche di sintesi, derivate dal catrame, sono generalmente conosciute come "aniline" (foto 1), e vengono vendute in bustine.

I coloranti minerali, si distinguono tra naturali (gesso, terre colorate) che raramente vengono impiegati per la colorazione del legno, e coloranti artificiali, che si ottengono mediante un procedimento chimico.

Un'altra distinzione è in base al solvente utilizzato; acquoso, alcolico od oleoso.  

 

 

foto 1

 

foto 2

 

foto 3

 

coloranti ad acqua

 

Come regola generale possiamo affermare che il legno da tingere deve essere asciutto e ben levigato e quelli resinosi devono essere opportunamente sgrassati; tale necessità però, generalmente non si presenta con il legno vecchio.

Il prodotto più utilizzato è il cosiddetto "mordente", agevolmente reperibile in commercio.

Si presenta sotto forma di grani, nelle tonalità noce, mogano. ed ebano, perfettamente miscelabili tra loro, in modo ottenere la tonalità  desiderata(foto 2).

Gradazioni più chiare e più scure, possono essere ottenute semplicemente variando la quantità di prodotto, rispetto all'acqua.

Si prepara sciogliendolo in acqua bollente; per rimuovere l'eventuale frazione insolubile, consigliamo di filtrare la soluzione ottenuta.

Va steso, una volta raffreddatosi, con un pennello, togliendo l'eccesso con una pennellessa asciutta, ovvero con uno straccio che consente una maggiore uniformità.

Lavorando su superfici scabrose e/o notevolmente tarlate, (spesso accade su mobili realizzati in legno povero) per far penetrare maggiormente la tinta si potrà utilizzare una spazzola, con setole morbide.

Conosciuto anche con il nome di terra di Kassel e con i sinonimi Bruno di Cassel, Bruno Vandick d’Inghilterra, Bruno di Spagna, Terra di Colonia, Bruno Vandick di Svezia, viene estratto dalla torba proveniente dalla zone di Colonia e di Cassel, ed è una composizione di ossidi di ferro, sostanze organiche, ligniti e torba e viene fabbricato mediante un procedimento di calcinazione (Formula chimica: Fe2O3 * nH20).

Presenta una buona stabilità alla luce.

La capacità di penetrazione, può essere incrementata aggiungendo una percentuale, pari a circa il 3-5%  di ammoniaca, che fa virare leggermente la tonalità verso il violaceo.

Il temine comunemente utilizzato di mordente, in realtà è improprio,  in quanto con tale nome si designano le sostanze, (coloranti o meno) che facilitano l'assorbimento delle tinture, migliorandone la stabilità.

Antonio Turco, nel testo citato, elenca  l'allume di potassio e cromo, il bicromato di potassio (foto 3) e sodio,  il pirolignito di ferro e il solfato ferroso.

In particolare, il bicromato di potassio, oltre ad avere proprietà mordenti, nel senso proprio del termine, reagendo con il tannino presente nel legno, ne modifica il colore, conferendo al noce e al ciliegio un colore bruno caldo, ai legni chiari, una colorazione gialla, e al mogano una tonalità rosso cupo.

Benché consenta di conferire ai legni nuovi, delle tonalità calde difficilmente ottenibili con la terra di cassel, presenta lo svantaggio che il risultato finale risulta difficilmente prevedibile a priori, in quanto la colorazione ottenuta, essendo frutto di una reazione chimica di ossidazione, risulta evidente solo ad avvenuta asciugatura del legno; inoltre esalta le differenze di tonalità esistenti.

Pertanto, preparata una soluzione al 5%, si effettueranno delle prove su parti nascoste ovvero su legnami uguali o perlomeno simili (per tipo, colore e venatura)a quello da trattare, diluendolo nel caso si desideri un colore più chiaro o procedendo a successive applicazioni, nel caso si voglia ottenere una colorazione più scura.

Le aniline ad acqua, meno usate rispetto alla terra di Kassel, in quanto più costose, si rivelano utili quando si voglia ottenere una tonalità particolare, essendo disponibili in un ampia gamma di colori, anche verde e blu (foto 1).

 

coloranti ad alcool e ad olio

 

Le aniline all'alcool, sono indicate per operazioni di velature o ritocchi, su superfici già lucidate; si sconsiglia senz'altro il loro utilizzo su legno grezzo, in quanto l'immediato assorbimento e evaporazione dell'alcool non consente una stesura uniforme del prodotto. 

Quelle ad olio, vengono utilizzate soprattutto  per la preparazione artigianale delle cere e degli oli, vernici e resine.

 

decolorazione del legno

 

I prodotti decoloranti, in genere vengono utilizzati, oltre che  per schiarire il legno, per rimuovere antiestetiche macchie scure e nel caso si intenda modificare la tonalità del legno, mediante successiva tintura, senza tuttavia scurirlo eccessivamente.

Le sostanze sbiancanti più utilizzate sono:

  • l'acqua ossigenata a 130 volumi, che è la più utilizzata in quanto, relativamente poco dannosa sulle fibre del legno, risulta efficace su tutte essenze; inoltre non richiede risciacquo poiché i suoi componenti evaporano spontaneamente durante l'essiccazione.

    Tuttavia, una certa cautela è richiesta trattando superfici impiallacciate, specie se danneggiate e/o scollate. 

    Va preparata la quantità strettamente necessaria al momento dell'utilizzo, addizionando dell'ammoniaca in misura pari al 5% del volume totale, in un recipiente pulito, possibilmente di plastica, che sia sufficientemente capiente, perché la soluzione reagendo può andare in ebollizione e traboccare.

    Occorre utilizzare dei guanti integri, passando il prodotto con uno straccio pulito, in quanto i pennelli, benché siano di più facile utilizzo, vengono irrimediabilmente danneggiati.

    Nell'utilizzo, occorre grande cautela, onde evitare che schizzi negli occhi o che venga a contatto con la pelle.

    E' pertanto opportuno utilizzare occhiali di protezione  e se si devono  trattare superfici estese, è consigliabile l'utilizzo di una mascherina che protegga alle esalazioni.

    Il trattamento può essere ripetuto, ad essiccazione avvenuta

  • la candeggina (ipoclorito di sodio) in concentrazione al 12%.

    Prima dell'uso questa va ulteriormente diluita in proporzione variabile (1:1, 1:3). Ad una maggiore diluizione, corrisponde un minor potere sbiancante inferiore, ma si evita quella colorazione giallastra tipica della candeggina;

  • l'acido ossalico, che in una soluzione acquosa al 25% consente di ottenere un leggero effetto sbiancante; risulta efficace soprattutto sui legni ricchi di tannino e per rimuovere le macchie dal legno, ma necessita di un successivo risciacquo;

  • idrosolfito di sodio; va preparato al momento dell'uso in soluzione acquosa al 10%, il legno necessita di un successivo risciacquo.

 

 

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