Il restauro del mobile

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Le colle

 

Varie sono le colle utilizzate nel restauro del mobile, alcune per preparare gli stucchi, per incollare i tessuti, per le dorature etc.
In questa sezione tratteremo solo di quella generalmente utilizzata, per il collaggio delle parti in legno, rimandando, per le altre, alle relative pagine (in corso di realizzazione).

Tale colla, che generalmente è conosciuta con vari nomi commerciali, "cervione", "quadrone", "caravella", o più comunemente "da falegname" o "perlina", viene ricavata dalle ossa, pelli e tendini degli animali, e, per una serie di motivi, presenta molti pregi che la fanno preferire alle altre; infatti:

  1. è la colla usata nelle epoche passate, quindi una ragione che potremmo definire "filologica";

  2. è perfettamente reversibile, in quanto può essere rimossa con acqua calda;

  3. ha un'ottima resistenza meccanica, superiore alle comuni colle viniliche;

  4. si è dimostrata duratura nel tempo, giacché esistono mobili di oltre due secoli, (ovviamente tenuti in ambienti adatti), con parti perfettamente incollate:

  5. è presumibile che in presenza di residui e pori impregnati di vecchia colla il legame formato tra adesivi uguali sia migliore di quello fra sostanze diversa;
    non macchia.

La colla a caldo, tuttavia presenta alcuni inconvenienti, o meglio il suo utilizzo richiede alcune accorgimenti:

  1. è necessaria una preparazione preliminare; infatti il prodotto, generalmente venduto sotto forma di panetti o più comunemente di perline, deve essere messo in un contenitore nel quale si verserà dell'acqua, in proporzione tale che la colla occupi, all'incirca, i 2/3 del volume complessivo, e ciò fino al completo assorbimento del liquido (2-3 ore per le perline, 12 ore per i panetti preventivamente frantumati); un buona colla è in grado di assorbire una quantità d'acqua pari al suo peso;

  2. successivamente, tale contenitore, preferibilmente in materiale plastico, andrà posto all'interno di altro catino in metallo, interponendo un pezzetto di legno, che lo tenga sollevato dal fondo, a diretto contatto con la piastra elettrica; infatti, la colla va scaldata a "bagnomaria" e non deve mai bollire, pena la perdita delle sue proprietà adesive, dovuta alla rottura delle catene proteiche di cui è costituita; per mantenere il più possibile costante la temperatura, si suggerisce l'utilizzo di fornelletti elettrici dotati di termostato regolabile, in modo che la temperatura della colla non superi mai i 50°C;

  3. risulta altresì utile, un secondo fornelletto, sul quale tenere un catino di acqua tiepida, per rimuovere gli eccessi di colla e, man mano che si lavora, per aggiungerla alla colla in modo controbilanciarne l'evaporazione;

  4. va preparata di volta in volta, in una quantità non superiore a quanto necessario per 3-4 giorni di lavoro, poiché imputridisce; per ovviare a ciò è possibile aggiungere 2 - 5 gr. di aldeide benzoica o di eucaliptolo per kg;

  5. i pezzi da unire, vanno fissati quando la colla è fluida (a metà fra l'olio e il miele) e prima che inizi gelatinizzare; pertanto andrebbe utilizzata, se non in un ambiente riscaldato, perlomeno in un ambiente non freddo, stendendola prima all'interno delle parti cave come le mortase, dove conserva più a lungo il calore, e poi sui tenoni;

Se ciò a primo acchito sembra una limitazione, in realtà "costringendo" il restauratore ad organizzare e pianificare in anticipo l'esecuzione delle varie fasi del lavoro, impone un "modus operandi", che molto giova all'accuratezza e speditezza del lavoro; infatti:
obbliga ad una disposizione ergonomica di quanto necessario (colla, acqua, pezzi da incollare, strettoi, masselli in legno per stringere i pezzi, etc), in modo da avere tutto a portata di mano;
richiede che vengano provati prima, gli incastri a secco, evidenziando per tempo eventuali problemi.

 

 

 

 

 

colla perlina

foto 1

colla perlina

 

fornelletto per colla perlina

foto 2

fornelletto e catino

 

L'attrezzatura di base

 

foto 3

 

foto 4

 

Fig. 1

serragiunti

 

foto 5

 

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Benché, per unire piccole parti tra loro, sia talvolta sufficiente, spalmarle con della colla abbastanza densa e tenerle premute qualche istante,  per la maggior parte dei lavori sarà necessario tenere in posizione i pezzi da incollare,  con della apposita attrezzatura.

Ogni restauratore sa che è necessario disporre di una buona dotazione di strettoi di varie dimensioni , proporzionati alla grandezza delle parti da unire, (sembra che non bastino mai).

In commercio ne esistono di varie tipologie, con misure che vanno dai pochi centimetri al metro e più.

Talvolta, si rivelano estremamente utili, per incollare piccoli frammenti e schegge dei piccoli anelli d'acciaio, ricavati dalle molle da tappezziere, dette "campanelle".                  

Gli stringitoi in legno (fig. 1), presentano l'indubbio vantaggio di non ammaccare i pezzi,  mentre gli strettoi in metallo non vanno mai usati  direttamente su i pezzi da incollare, ma interponendo dei listelli o moraletti in legno, in modo da non ammaccarli e di distribuire uniformemente la pressione, che comunque non deve mai essere eccessiva e tale da far fuoriuscire tutta la colla.

Talvolta si rende necessario  utilizzare delle sagome in legno, dette "selle", che si adattino alla forma dei pezzi da incollare, in modo che gli strettoi non scivolino via.

Ovviamente se ne possono realizzare molteplici forme e dimensioni, e conviene sempre conservarle, in vista di un eventuale riuso; si riportano, ad esempio, quella in figura 2, utile per fissare i gattelli delle sedie (vedi Pulizia dei giunti e riparazione dei singoli pezzi - fig - 16 e 17), in figura 3, necessaria quando si debba incollare, pezzi con modanature e nella foto 4 a fianco per i tavoli aventi il piano tondo.

Talvolta, possono essere utilizzate delle cinghie (quella da serranda vanno benissimo), torcendole su se stesse mediante l'ausilio di listello di legno, (foto 5 particolare a); queste suno particolarmente utili per incollare le sedute delle sedie con elementi curvilinei(foto 5 particolare b) .

In tal caso andranno poste in tensione, mediate l'inserimento agli angoli di coppie di cunei di legno

Dopo circa 6 ore, gli strettoi potrebbero essere rimossi, se la temperatura ambiente non è troppo bassa; tuttavia è molto più prudente attendere almeno 12-24  ore prima di maneggiare i pezzi, attendendo che la colla si sia completamente asciugata; il che si riconosce dal fatto che si è cristallizzata.

Spesso, è opportuno dividere il lavoro in più riprese; ad esempio, nell'incollare una sedia, conviene unire separatamente i pezzi dello schienale  del frontalino, e il giorno successivo unirli tra loro incollandoli con le fasce laterali.

La colla va stesa con uniformità, utilizzando pennelli proporzionati alla grandezza dei pezzi; talvolta, per inserirla negli interstizi è necessario adoperare delle spatole o dei pezzetti di impiallacciatura che hanno il vantaggio, di mantenerne il calore durante l'esecuzione del lavoro.

Se gli incastri di un mobile si sono allentati a causa del disidratamento del legno, (vedi motivi intrinseci dei guasti - fig. 7 ), è necessario inserire un spessore; generalmente sono sufficienti uno o due ritagli di impiallacciatura. 

Qualche volta, solo pochi incastri di un mobile si sono scollati, mentre tutti gli altri sono saldi; in tal caso può essere sconsgliabile procedere al completo disassemblaggio, sia per ragioni prettamente economiche, sia perché si rischia di romperne  qualcuno; ciò accade sovente con le sedie.

In tal caso si può ricorrere alla tecnica illustrata in figura 4, che consiste nel praticare un foro di 1-2 mm di diametro, fino a raggiungere la mortasa, tramite il quale si inietterà, per mezzo di una siringa, la colla.

Se eseguita correttamente, la colla dovrebbe fuoriuscire dagli interstizi tra tenone e mortasa.

 

Fig. 2

sella per gattelli

 

Fig. 3

sella

 

Fig. 4