Le colle |
Varie sono le colle utilizzate nel
restauro del mobile, alcune per preparare gli stucchi, per incollare i
tessuti, per le dorature etc.
In questa sezione tratteremo solo di quella generalmente utilizzata, per il
collaggio delle parti in legno, rimandando, per le altre, alle relative
pagine (in corso di realizzazione).
Tale colla, che generalmente è
conosciuta con vari nomi commerciali, "cervione", "quadrone", "caravella", o
più comunemente "da falegname" o "perlina", viene ricavata dalle ossa, pelli
e tendini degli animali, e, per una serie di motivi, presenta molti pregi
che la fanno preferire alle altre; infatti:
-
è la colla usata nelle epoche passate,
quindi una ragione che potremmo definire "filologica";
-
è perfettamente reversibile, in quanto
può essere rimossa con acqua calda;
-
ha un'ottima resistenza meccanica,
superiore alle comuni colle viniliche;
-
si è dimostrata duratura nel tempo,
giacché esistono mobili di oltre due secoli, (ovviamente tenuti in ambienti
adatti), con parti perfettamente incollate:
-
è presumibile che in presenza di
residui e pori impregnati di vecchia colla il legame formato tra adesivi
uguali sia migliore di quello fra sostanze diversa;
non macchia.
La colla a caldo, tuttavia presenta
alcuni inconvenienti, o meglio il suo utilizzo richiede alcune accorgimenti:
-
è necessaria una preparazione
preliminare; infatti il prodotto, generalmente venduto sotto forma di
panetti o più comunemente di perline, deve essere messo in un contenitore
nel quale si verserà dell'acqua, in proporzione tale che la colla occupi,
all'incirca, i 2/3 del volume complessivo, e ciò fino al completo
assorbimento del liquido (2-3 ore per le perline, 12 ore per i panetti
preventivamente frantumati); un buona colla è in grado di assorbire una
quantità d'acqua pari al suo peso;
-
successivamente, tale contenitore,
preferibilmente in materiale plastico, andrà posto all'interno di altro
catino in metallo, interponendo un pezzetto di legno, che lo tenga sollevato
dal fondo, a diretto contatto con la piastra elettrica; infatti, la colla va
scaldata a "bagnomaria" e non deve mai bollire, pena la perdita delle sue
proprietà adesive, dovuta alla rottura delle catene proteiche di cui è
costituita; per mantenere il più possibile costante la temperatura, si
suggerisce l'utilizzo di fornelletti elettrici dotati di termostato
regolabile, in modo che la temperatura della colla non superi mai i 50°C;
-
risulta altresì utile, un secondo
fornelletto, sul quale tenere un catino di acqua tiepida, per rimuovere gli
eccessi di colla e, man mano che si lavora, per aggiungerla alla colla in
modo controbilanciarne l'evaporazione;
-
va preparata di volta in volta, in una
quantità non superiore a quanto necessario per 3-4 giorni di lavoro, poiché
imputridisce; per ovviare a ciò è possibile aggiungere 2 - 5 gr. di aldeide
benzoica o di eucaliptolo per kg;
-
i pezzi da unire, vanno fissati quando
la colla è fluida (a metà fra l'olio e il miele) e prima che inizi
gelatinizzare; pertanto andrebbe utilizzata, se non in un ambiente
riscaldato, perlomeno in un ambiente non freddo, stendendola prima
all'interno delle parti cave come le mortase, dove conserva più a lungo il
calore, e poi sui tenoni;
Se ciò a primo acchito sembra una
limitazione, in realtà "costringendo" il restauratore ad organizzare e
pianificare in anticipo l'esecuzione delle varie fasi del lavoro, impone un
"modus operandi", che molto giova all'accuratezza e speditezza del lavoro;
infatti:
obbliga ad una disposizione ergonomica di quanto necessario (colla, acqua,
pezzi da incollare, strettoi, masselli in legno per stringere i pezzi, etc),
in modo da avere tutto a portata di mano;
richiede che vengano provati prima, gli incastri a secco, evidenziando per
tempo eventuali problemi.
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foto 1
colla perlina
foto 2
fornelletto
e catino |
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L'attrezzatura di base |
foto 3
foto 4
Fig. 1
serragiunti
foto 5
Il portale di
Restauromobile
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Benché, per unire piccole parti tra
loro, sia talvolta sufficiente, spalmarle con della colla abbastanza densa
e tenerle premute qualche istante, per la maggior parte dei lavori
sarà necessario tenere in posizione i pezzi da incollare, con della
apposita attrezzatura.
Ogni restauratore sa che è necessario
disporre di una buona dotazione di strettoi di varie dimensioni ,
proporzionati alla grandezza delle parti da unire, (sembra che non bastino
mai).
In commercio ne esistono di varie
tipologie, con misure che vanno dai pochi centimetri al metro e più.
Talvolta, si rivelano estremamente
utili, per incollare piccoli frammenti e schegge dei piccoli anelli
d'acciaio, ricavati dalle molle da tappezziere, dette "campanelle".
Gli stringitoi in legno (fig. 1),
presentano l'indubbio vantaggio di non ammaccare i pezzi, mentre gli strettoi in metallo non vanno mai usati direttamente su i pezzi da
incollare, ma interponendo dei listelli o moraletti in legno, in modo da
non ammaccarli e di distribuire uniformemente la pressione, che comunque
non deve mai essere eccessiva e tale da far fuoriuscire tutta la colla.
Talvolta si rende necessario
utilizzare delle sagome in legno, dette "selle", che si adattino alla
forma dei pezzi da incollare, in modo che gli strettoi non scivolino
via.
Ovviamente se ne possono
realizzare molteplici forme e dimensioni, e conviene sempre
conservarle, in vista di un eventuale riuso; si riportano, ad esempio,
quella in figura 2, utile per fissare i gattelli delle sedie (vedi
Pulizia dei giunti e riparazione dei singoli
pezzi - fig - 16 e 17), in figura 3, necessaria quando si
debba incollare, pezzi con modanature e nella foto 4 a fianco per i
tavoli aventi il piano tondo.
Talvolta, possono essere
utilizzate delle cinghie (quella da serranda vanno benissimo),
torcendole su se stesse mediante l'ausilio di listello di legno, (foto
5 particolare a); queste suno particolarmente utili per incollare le
sedute delle sedie con elementi curvilinei(foto 5 particolare b) .
In tal caso andranno poste in
tensione, mediate l'inserimento agli angoli di coppie di cunei di
legno
Dopo circa 6 ore, gli strettoi
potrebbero essere rimossi, se la temperatura ambiente non è troppo
bassa; tuttavia è molto più prudente attendere almeno 12-24 ore
prima di maneggiare i pezzi, attendendo che la colla si sia
completamente asciugata; il che si riconosce dal fatto che si è
cristallizzata.
Spesso, è opportuno dividere il
lavoro in più riprese; ad esempio, nell'incollare una sedia, conviene unire
separatamente i pezzi dello schienale del frontalino, e il
giorno successivo unirli tra loro incollandoli con le fasce laterali.
La colla va stesa con uniformità,
utilizzando pennelli proporzionati alla grandezza dei pezzi; talvolta,
per inserirla negli interstizi è necessario adoperare delle spatole o
dei pezzetti di impiallacciatura che hanno il vantaggio, di mantenerne
il calore durante l'esecuzione del lavoro.
Se gli incastri di un mobile si
sono allentati a causa del disidratamento del legno, (vedi
motivi intrinseci dei guasti - fig. 7
), è necessario inserire un spessore; generalmente sono sufficienti
uno o due ritagli di impiallacciatura.
Qualche volta, solo pochi
incastri di un mobile si sono scollati, mentre tutti gli altri sono saldi; in tal caso può
essere sconsgliabile procedere al completo disassemblaggio, sia per ragioni prettamente economiche, sia perché si
rischia di romperne qualcuno; ciò accade sovente con le sedie.
In tal caso si può ricorrere alla
tecnica illustrata in figura 4, che consiste nel praticare un foro di
1-2 mm di diametro, fino a raggiungere la mortasa, tramite il
quale si inietterà, per mezzo di
una siringa, la colla.
Se eseguita correttamente, la
colla dovrebbe fuoriuscire dagli interstizi tra tenone e mortasa.
Fig. 2
sella per gattelli
Fig. 3
sella
Fig. 4 |
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